Associazione
Palio del Duca, da sempre seriamente impegnata nella
ricerca e nella valorizzazione delle radici storiche
degli eventi che annualmente rievoca, si è fatta
recentemente promotrice di un'importante iniziativa:
un convegno su Federico II di Svevia e le Marche.
In tale occasione è stato ricordato lo straordinario
rapporto tra l'Imperatore e la nostra terra, un
rapporto motivato non solo da ragioni strategiche,
ma anche da un saldo legame affettivo. Gli storici
e gli esperti convenuti hanno mostrato, attraverso
i documenti di provenienza diretta dell'Imperatore,
ancora oggi custoditi gelosamente negli archivi
pubblici e privati della regione, l'interesse che
lo Splendor Mundis ebbe per le Marche, considerate
un importante corridoio di collegamento tra i territori
germanici, l'Italia del Nord e le terre meridionali,
conteso alla curia romana a suon di lotte, concessioni
di benefici, nomine ed investiture. Tra i tanti
documenti Federiciani esaminati, in uno in particolare,
redatto nel Febbraio del 1249 e tuttora conservato
presso l'archivio comunale di Fermo, Federico II
concede a Rainaldo di Brunforte di ricevere in soggezione
volontaria terre e singole persone della Marca che
volevano tornare alla fedeltà imperiale". E' ovvio,
dunque, che la famiglia degli Acquaviva, fedele
alla causa filoimperiale, attraverso la lungimirante
politica matrimoniale che unì Forastéria, figlia
di Rainaldo di Acquaviva, a Rainaldo di Brunforte,
rafforza la propria posizione ed il proprio legame
con l'Imperatore. Tuttavia, subito dopo la morte
di Federico, la corte pontificia, ben lieta di assicurarsi
l'amicizia di uno dei più potenti feudatari, riconfermava
al Brunforte i suoi benefici ed il 24 aprile 1251
riconsceva legittimi i possedimenti delle Marche
e dell'Abruzzo, pervenutigli dalla moglie Forastéria
e dalla cognata Elena. Tra vicende alterne, che
videro Rainaldo schierato di nuovo dalla parte ghibellina,
si chiuse definitivamente l'epoca sveva nelle Marche,
un secolo e mezzo della nostra sotria che grazie
a questi preziosi documenti abbiamo potuto ricostruire
e rivivere. Dotoressa Letizia Neroni