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il nome convenzionale di "bacini", apparso per la
prima volta nel '700, vengono comunemente indicate
le ceramiche usate a scopo ornamentale sulle facciate
degli edifici -in prevalenza religiosi- costruiti
dall'XI al XIV secolo nelle località dell'Italia
centro settentrionale.
Le più antiche sono
state importate dalle terre dell'Islam che si affacciano
sul Mediterraneo: Anatolia, Siria, Egitto, Libia,
Algeria, Marocco e Spagna; in Italia, infatti, non
era amcora nota la tecnica della maiolica invetriata
tanto che le stoviglie erano realizzate con materiali
poveri quali il legno o il nudo cotto. Seppure
venalmente modesti, questi prodotti ceramici dovettero
apparire quanto mai seducenti ai mercati occidentali
e la loro bellezza li fece ritenere degni di ingemmare
le severe architetture romaniche. Si è ipotizzato
che essi rappresentino trofei di guerra portati
dai crociati, offerte votive, simboli propiziatori,
ma è molto probabile che, invece, siano stati acquistati
perché utili, belli, a buon mercato e perché costituivano
una novità per il mondo occidentale.
Nel
corso del XIII secolo le ceramiche d'importazione
si vanno rarefacendo nelle nostre chiese perché
vengono sostiuite da quelle di produzione dell'Italia
meridionale e della Sicilia in cui, all'elemento
puramente decorativistico costituito da motivi floreali
e geometrici, si aggiunge quello simbolico proprio
del mondo cristiano.
I "bacini" di S. Rocco
appartengono, appunto, a questo secondo periodo.
In origine erano dodici, incastonati sotto gli archetti
ciechi della facciata, ma la metà di essi è andata
perduta. Il primo -da sinistra, dei superstiti-
è il più semplice sia nel colore sia nel disegno
del motivo cruciforme; il secondo, incorniciato
da rametti con fiori e foglie monocromi, presenta
una scrittura abbreviata (forse il cartiglio della
croce - INRI-); il terzo è una ceramica in bruno
e verde con simboli centrali circondati da motivi
geometrici simili a quelli delle formelle magrebine;
nel quarto è raffigurato un timone -simbolo della
barca della chiesa- racchiuso da fiori stilizzati;
il quinto è, per fattura, decorazione e cromatismo,
affine alla terza formella. Il sesto ed ultimo è
identico al secondo. Nella nostra provincia edifici
abbelliti con i "bacini" si trovano in Ascoli, a
Fermo, a Ripaberarda e, appunto, nella chiesa di
S. Rocco di Acquaviva Picena.